giovedì 19 novembre 2009

Song to say goodbye

Sulle persone che se ne vanno.
Succede che le cose finiscono, tutto ha un inizio ed anche una fine...ma ogni storia ha la sua conclusione, stessa illusione, parafrasando sempre il Guccio.
E anche se le cose te le aspetti alla fine non sei preparato, quando tipo arriva una chiamata, in quel celllulare che suona così poco....vedi una chiamata col numero di casa....e capisci che è finita.
Speri che sia finita la sofferenza altrui, e poi cominciano le domande, quelle che non trovano risposta.
Cosa c'è dopo? C'è qualcosa????....ha senso pregare????
Forse il mio nonno tirerebbe una bestemmia di più, ma io mi aggrappo alla mia cattolica convinzione che non finisca tutto con un ultimo rantolo, un solo respiro che separa l'essere dal non essere.
Non posso pensare che siamo così poco.
Non sono una gran persona, ho mille difetti e vizi, quindi non è certo compito mio fare un'omelia funebre, poi tra i miei difetti penso di non annoverare l'ipocrisia, quindi non spargerò parole inutili e false sui i miei nonni che mi hanno cresciuto.
Pòta, non avevo un legame così intenso, ma io al mio nonno gli volevo bene.
Il mio nonno che l'ultima volta che l'ho visto speravo che non sarebbe stata l'ultima, anche se mia mamma me lo diceva (facevo le corna tra di me, fanculo, mi dicevo, camperà fino a 90 anni!), speravo che non fosse l'ultima che mi sarei specchiata in quegli occhi del mio stesso colore, quelli che ho ereditato da lui, da lui solo.
E non mi va neanche di ricordarlo così, sospeso, esile e indifeso.
Me lo voglio ricordare com'era, quando stava bene, con la sua Ape (perchè non ha mai voluto prendere la patente) o con la sua Vespa, quando passava a salutarci sotto casa d'estate e magari ci portava qualcosa dall'orto, voglio ricordare - e magari riderci sopra - il suo garage pieno di cianfrusaglie inutili che si ostinava a raccogliere "perche possono sempre servire", voglio ripensare ai suoi cartocci di carta di giornale con dentro i paganelli che mia mamma dava alla sera alla gatta Lilly.
Voglio ricordarlo seduto a tavola, che mangiava il pesce che si era pescato e cucinato, e magari un bicchiere di birra o di aranciata, con il TG o lo sport in sotofondo, che lui lo seguiva, pòta.
Voglio ricordarmi quando da piccola giocavamo a briscola, che c'era ancora mia nonna, o quando magari da "grande" mi raccontava che giocava a Mah Johng coi suoi amici quando andava al bar.
E anche se era una persona tirchia, quando ero piccola, si tastava sempre i pantaloni per darmi le mille lire di carta, quando lo andavamo a trovare, il sabato o la domenica, o le 10.000 quando era festa, perchè era una persona che metteva da parte e non spendeva nulla, era una persona che pensava al dopo.
Non voglio pensare alla camera ardente con quelle quattro anime a rendere omaggio, a quell'uomo che era sempre stato forte e indipendente, rannicchiato sul raso del suo ultimo riposo, non voglio ricordare la nebbiolina fitta, la cappa di semioscurità e l'odore dei cipressi; il triste elenco delle operazioni con cui è stato messo nella terra.
E' un pensiero stupido, ma mi è venuto subito in mente che sarebbe stato così freddo sottoterra, freddo e buio....io non ci voglio andare sottoterra.
E questa trasferta lampo mi ha lasciato completamente stordita, tutto all'ultimo, non preventivato; prendere-partire-tornare, il caos alienante di Milano, la pianura che va ncontro all'Emilia, con la sua caligine e luci velate dal buio di un finestrino, lacrime, oblìo, l'impotenza di fronte all'ineluttabile, l'amara consapevolezza che il dolore non è un mio esclusivo copyright.
La paura. Le cose a cui non voglio pensare perchè fan troppo male.
Il vuoto, la sensazione che anche una parte di te se n'è andata, perche le cose finiscono senza che tu ci possa far nulla, e piccoli pezzetti di te, di storia, di vita...se ne vanno, scompaiono, svaniscono.
E puoi solo rimanere a guardare, assistere impotente, al pietoso film, a quella cosa che chiami Vita.
Mi chiedo sempre più spesso "If I ever feel better", sempre meno convinta, a cosa serva questo calvario che viene venduto per esistenza, se non a finire con dei vestiti migliori addosso (io non li vorrei, nel caso solo le mie cose nere semplici e i miei Claddagh presi in Irlanda), ma dato che mi vendo come cattolica, ci dovrei anche credere, e allora, scrivo la cosa che ha detto all'ultimo minuto la mia mamma: "Spero che ci siano tanti pesci da pescare, nel posto dove vai".
Voglio ricordare il mio nonno sulle note di Bandiera Rossa o di Bella Ciao, il mio nonno: comunista, muratore e pescatore, un uomo onesto, un brav'uomo.
Amen e Porco Dio.

mercoledì 4 novembre 2009

33

Ho scelto la seconda opzione.
L'ultima cosa che ho messo come stato FB era particolarmente ispirata.
I compleanni sono l'home page degli spettri.

Mi chiedo da tempo cosa ci sia da festeggiare nel giorno della propria nascita, che già a mio avviso non è una cosa troppo felice (e qui immagino già chi mi dà dietro con la mia visione dark-pessimista....) , poi più passa il tempo, meno la data in oggetto sarebbe evento da festeggiare, dopo i 30 la gioventù è andata, e non è un modo di dire, perchè anche se si vuole esserlo, e lo si fa, o lo si prova a fare...beh insomma si scopre, con sgomento, che ti danno del "lei", anche se hai una birra in mano e canti ai concerti, si scopre ecco, che non lo sei più giovane.
E sei lì, il nulla, il punto zero.
Sei un cellulare che squilla più volte solo quel giorno, solo perchè qualche dispositivo elettronico ha ricordato a parenti e conoscenti che quel giorno è dovuto fare gli auguri.
Quel giorno sei una pagina Facebook in cui devi trovare cinquanta modi diversi per dire grazie, e non apparire, banale, superficiale o scostante, anche se sai benissimo che tutti quei grazie sono di default, e che la maggior parte delle persone che ti esprime tutti quegli auguri lo fa secondo Pavloviano comando.
E questa non è considerazione sprezzante o cinica, perchè ci sono persone che lo sanno solo in quel tramite che quel giorno è la tua, molto tra virgolette festa, e quindi non sono minimamente a dispregiare chi mi ha fatto un sorriso o un augurio.
Perchè ci sono persone che ti fanno commuovere, che a mezzanotte o poco dopo, in Romagna, tipo, ti scrivono gli auguri sul telefonino, e lo sai che tipo quella persona lì è magari sul letto, coi suoi gatti, ma ti ha proprio pensato, proprio a te, e ti scende una lacrima...poi te ne scende anche un'altra quando ti svegli la mattina e trovi un altro messaggio, da una persona con cui non sei più magari troppo in contatto, (colpa tua eh, mica è sempre degli altri la colpa!) o un'altra ti chiama quando proprio meno te lo aspetti...e allora per un attimo ti illudi di non essere così maledettamente sola...
Poi passa mezzanotte, si esauriscono gli auguri e il tuo cellulare torna ad essere muto...
Ti guardi indietro e realizzi che in 33 anni non hai concluso nulla, a guardare avanti solo paure, ansie e punti di domanda, ti chiedi per cosa dovresti continuare a lottare, ti chiedi cosa dovrebbe essere uno stimolo, intorno solo il silenzio, dentro la testa il rombo del sangue che circola e la consapevolezza che ti aspetta l'ennesima notte a combattere contro l'insonnia e l'angoscia...c'è proprio di che festeggiare...

"And you run and you run to catch up with the sun, but it's sinking
Racing around, to come up behind you again.
The sun is the same in a relative way, but you're older
Shorter of breath and one day closer to death"