giovedì 7 maggio 2009

Ma come tutte le più belle cose...durasti solo un giorno, come le rose...

Genova ancora.
Dopo quasi un anno dalla prima volta, che di Genova me ne sono innamorata subito...mi hanno detto che sono facile all'innamoramento, ma non è una cosa standard, mi innamoro della bellezza, questo darei come assioma.
E per bellezza intendo quello che si vede oltre la superficie, quello che mi fa provare emozioni, vibrare la voce, quello che mi fa ridere e sorridere, quello che mi smuove dentro e riesce a superare la barriera di silenzio e solitudine che normalmente mi impediscono di vivere ed essere la persona che potrei essere.
Genova mi fece quest'effetto la prima volta, non solo Genova.
Sapevo che ci sarei tornata, non sapevo quando, come o con chi, ma sapevo che ci dovevo tornare, ormai quella città ha un posto particolare dentro di me, perchè è legata al Faber, e poi ad un periodo della mia vita, un periodo in cui ero andata a cercare me stessa e a leccarmi qualche ferita.
E a Genova ormai ho la certezza di non perdermi, anche se non so fare ad orientarmi col sole e con i punti cardinali.
E allora ho visto la mostra del Faber, che non vederla sarebbe stato proprio un peccato, e mi sono commossa...ma però non ho pianto, quasi, solo un pochino, nel leggere le parole che scrisse al padre quando era stato rapito...fossi stata sola e sperduta come lo ero l'anno scorso ne sarei uscita affranta, con la sola compagnia del mio i-pod (sono mesi che non lo accendo!).
Mi sono fatta un po' pena da sola, a rivedere dal di fuori la topaia di albergo in cui ho passato cinque giorni da sola, e a ripensare ai miei vagabondaggi senza meta.
E invece no, ho scoperto che sono ancora in grado di ridere davvero, che non sono solo la persona cupa, introversa e lacrimevole che pensavo di essere diventata, anche se io di merito ne ho poco, perchè se non esistessero persone veramente speciali, da sola temo che quella condizione mi apparterrebbe ad oltranza.
E il pesto come lo fanno a Genova, tipo nell'Antica Trattoria da Maria, secondo me non lo fanno da nessuna parte.
E crogiolarsi al sole o su una panchina nel Porto Vecchio è qualcosa che rimane dentro, che io era tanto tempo che non vedevo un cielo così azzurro, che poi oggi ho inaugurato la stagione delle infradito...e ho pure preso un po' di colore in viso, che a forza di stare autorinchiusa nella mia cripta ero diventata pallida come un cadavere.
E camminare per carrugi...non me ne stancherei mai...sono solo quegli spazi vuoti che poi mancano, ma quando non si può oggettivamente riempirli di qualcosa che non c'è, è inutile autoflagellarsi, accontentarsi non è un sacrificio.
Ne vale la pena. Giornate come queste colmano i vuoti, basta solo non pensarci troppo...



Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.
(Fabrizio De Andrè. POETA)

3 commenti:

Baol ha detto...

Questo è un ottimo piccolo primo passo...

un abbraccio

Prisma ha detto...

Sempre intensa e coinvolgente nei tuoi scritti... A Genova non ci sono mai stata, ma leggendoti mi sono emozionata tanto...
Presto o tardi, vorrei visitarla anch'io.
E spero di riuscire a lasciarmi contagiare come te dall'atmosfera di una città che in qualche modo sento legata a me, e non solo perchè mio padre vi ha trascorso un periodo della sua vita.

È bello vederti serena e rilassata, a goderti il sole di Genova...

Un abbraccio.

Hiraeth ha detto...

@ Baol: A volte mi sembra di essere un gambero, un passo avanti e non so quanti indietro...grazie comunque per ogni tua parola gentile e per il sostegno, abbraccione Mimmo

@ Prisma: Grazie degli apprezzamenti, in realtà ultimamente mi sembra di scrivere malissimo...ho perso la mano diciamo, e non ho molti stimoli e poi cerco di non lasciarmi andare troppo alla mia vena malinconica...
Genova è una città speciale, per me in modo particolare, ma credo che lo sia oggettivamente, è uno di quei posti che ti rimangono dentro, piena di contraddizioni e comunque genuina dentro, con un'anima, una storia, e quando ascolto De Andrè la sento così vicina, te la consiglierei davvero.
P.S. Sei su Skype o Facebook? Mi farebbe piacere conoscerti un po' meglio