giovedì 31 luglio 2008

Umbre de muri, muri de maine' dunde ne vegni, duve l'e' ch'a ne'

E andae, andae, anda ayo; e andae, andae,anda ayo.

Ombre di facce facce di marinai
da dove venite dov'è che andate...


E io che sono tipo in ferie sto qua, e oggi non so mica se troverò le mie forze da runner, anche perchè alzarsi alle 11.00 e fare pranzo colazione ore 14.00 con tarallini piccanti e Heineken non sta scritto proprio nella dieta del perfetto runner. Eh va beh, penso che tra un po' mi avrà il divano, c'ho già messo il cuscino serio, quello del letto e il ventilatore a velocità tre e nel dvx un concerto del Faber per rimanere in tema. Ma qua stiamo divagando, io divago sempre, mi perdo dietro ai miei pensieri, non trovo mai un filo logico, conduttore, ma insomma anche se sto qua nella mia sweet home, che ci trovo una pseudofrescura solo con gli scuroni chiusi e la birra che è fresca, io non sono mai lontana dal mare. Che fa strano ed è un controsenso amare così tanto il mare e non aver mai indossato un costume da bagno, che a me l'idea di crogiolarmi nella sabbia mi fa accapponare la pelle, io del mare ne ho bisogno. La mia anima ha bisogno di mare, i miei occhi azzurri hanno bisogno di specchiarsi nello stesso colore per star bene. Non penso che potrei mai fare il lavoro che faccio se non avessi in fondo questa morbosa passione per il mare, per l'acqua, per i porti, per le banchine, che lo so che è assolutamente discutibile ma a me niente mi affascina di più di una gru, di una nave sotto imbarco, suoni immagini, l'odore del mare che sil più delle volte non è certo profumo celestiale ma più spesso pesce marcio. Ma camminare sui lungomare, non quelli della passeggiata domenicale per eccellenza col gelatino e la famigliola, proprio andare a cercare gli angoli nascosti, e le darsene e le stazioni marittime e gli angoli dove c'è pure un po' di MSC, tutto ciò è qualcosa di cui non posso fare a meno, che se anche adesso me ne starò dieci giorni senza containers, senza mare no, che se quest'anno l'opzione Irlanda è andata alle pesche, almeno ho scoperto la Liguria, e ho trovato Genova, (che poi se tipo Baustelle - Negramaro - Liga etc etc vanno a scegliersi di girare i video a Genova, proprio così folle non devo essere io) io mi son persa da un pezzo nelle mie routes immaginarie e nei luoghi della mente, però tipo è confortante pensare che se alla mia follìa devo trovare una cura, che se il mio bisogno di muovermi perché a star ferma non ci riesco proprio, mi basta fare un biglietto treno, due chiamate in croce e trasportarmi easy dove vorrei stare. Io e il mio I-Pod, il mio compagno più fedele, io e i miei occhiali da sole a oltranza, io e la mia digitale, io e il mio quadernetto piccolino con le pagine color pompelmo rosa dove poter scrivere. Finchè ho questo c'è ancora speranza. Che come non mi stancherò mai di dire, quando si nasce e si muore si è sempre soli, e allora non bisogna illudersi che esista qualcosa o qualcuno che possa mai riempire quel vuoto che hai dentro, quando sei una di quelle persone che nascon male e nascon strane e non sanno mai dove andare e cosa fare e cosa volere, l'unico obiettivo è farsela passare meglio che si può, non rimpiangere nulla, e se si ha un disperato bisogno di un abbraccio, o lo si trova fisicamente o ce lo si dà da soli, che a volersi male e camminare in discesa ci sta sempre sempre tempo.



E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d'acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare

mercoledì 30 luglio 2008

Vicoli, Tetti, Finestre e Tramonti (a due passi dal mare, a distanza siderale dalla contingenza)

Che il pomeriggio non finiva mai e scivolava indolente verso il tramonto, che poi il tramonto non arrivava mai, dall'alto delle finestre su quei vicoli dove le case stanno così vicine come se fossero abbracciate e lo sfumare del giorno aveva il suono di un jazz antico, il languore di istanti senza contingenza, il sapore meraviglioso dell'Heineken ghiacciata (mica acqua agli assetati di vita, giammài!), una luce che giocava a nascondino con le ombre, il rosso lacca di certe tende e gli occhi verdissimi di una gatta. Che i tetti di Genova, almeno per un po' possono farti dimenticare tutto, che la realtà esiste nell'attimo preciso in cui si riesce ad inventarla, in uno sguardo, dietro a delle parole, che cento gradini di pietra e di secoli, invece che farti tornare con i piedi sulla terra ti possono portare su una sopraelevata, da Levante a Ponente, e farti perdere ogni coordinata geografica, nel susseguirsi di luci, palazzi, moli e barche ad illuminare l'immensità del mare, e la Lanterna che vigila e non giudica, e Via di Francia e Sampierdarena e lo scoglio dei Mille e poi placare pure la fame, che si è comuni mortali a volte e oltre all'anima bisogna pure riempirsi il pancino, e pasteggiare con focaccia, pane lievitato con birra d'abbazia, Reginette al Pesto da monumento (che non mi proverò mai più di dire che io faccio il Pesto buono, col mio sifilitico basilico padano) e Greco di Tufo ghiacciato, direi che è un bel modo di trattarsi.

"...Ma adesso che viene la sera, ed il buio mi toglie il dolore dagli occhi e scivola il sole al di là delle dune a violentare altre notti...non ho provato dolore.... L'invidia di ieri non è già finita: stasera vi invidio la vita."

Amìala ch'â l'arìa amìa cum'â l'é

"Ama e ridi se amor risponde, piangi forte se non ti sente dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior, dai diamanti non nasce nientedal letame nascono i fior."

Tanto per cambiare vado di citazioni: "Mi innamoravo di tutto". Ecco, dopo i primi passi tra i caruggi io mi ero già persa. Che come mi han fatto notare è pure un bell'affare riuscire a trovare un "surrogato" d'Irlanda semplicemente a poche ore di treni, che anche se non è così verde come la mia amata Isola, di passione e di vita e di storia e di emozioni, non ha mica nulla da invidiarLe. Overload mentale immediato. Davvero mi chiedevo come facciano le persone che ci son nate e che ci vivono a non esserne stregate. In effetti però, mi sa proprio che i Genovesi son mica poco fieri d'esserlo.

E' che è tutto così di botto, inaspettato, mille suoni, mille colori, immagini a cui non ero preparata, un altro universo. Luci e ombre che si rincorrono. Questi vicoletti ripidissimi che cominciano nel niente e finiscono nel tutto. Persone, tante persone; di quelle che non le vedi in giro tutti i giorni. Nelle orecchie, pure senza l'Ipod l'eco delle poesie del Faber e in ogni attimo i racconti di vita vera di un genovese doc. Che a stargli dietro io mi perdevo proprio. Troppe cose tutte assieme. Fortuna che non mi privo mai dei miei fedeli occhiali da sole, che penso l'espressione dei miei occhi fosse di ebete e puro stupore.
E poi ci stanno pure i negozietti di dischi, come quelli che c'erano una volta, dove hanno i dischi veri di vinile e poi ci vendono anche delle cose strane tipo delle belle bamboline cadavere che stanno nella loro confezione fatta a bara, che a me m'è venuto subito da dire:"ecco se a me uno mi volesse fare un regalo, mi dovrebbe regalare una roba così, mica una borsa o un'altra di quelle cose del genere". L'amico mio non ha fatto una piega, anzi s'è pure messo a guardare quale fosse la più carina.
Sensazioni viscerali, immediate, sovrapposizioni di pensieri, di idee, di musiche... Mi sono quasi vergognata di sembrare una giapponesina cretina, con la digitale sempre con lo shot in canna. Piazza delle Erbe, altre piazze di cui non ho neanche fatto tempo a incamerare il nome e il senso, il Duomo, fantastico, San Lorenzo (che poi mi è venuto in mente, io che l'ho fatto di recente il catechismo, San Lorenzo era quello della graticola, quello fu il martirio suo), che dentro c'è pure questa cosa che m'ha colpito, che c'è un ogiva che quando han bombardato Genova il missile ha sventrato il muro ma non è mica esplosa, m'ha proprio stupito. Che poi non s'è mai visto un Duomo o una chiesa che non ci sia un'acquasantiera per segnarsi, ma insomma, per non essere troppo prodighi di Santità, acquasantiere non ce n'erano, forse che chi soprassiede alla salvezza delle anime ha già capito che era una lotta persa.
E poi la Borsa, e poi la fontana, quella che sta dove c'è tipo la Regione Liguria (sempre per quando sei stanco della solita ospitalità...etc etc), poi la casa di Colombo, "belin" mica un personaggino da niente, il Comune, che c'era pure uno sposalizio, che a me mi fa sempre una gran curiosità veder la gente che si sposa, li guardo strano io, che mica li capisco, però mi fan pure tenerezza. E tutti questi viottoli coi nomi assurdi. E questi negozietti, che di Italiani ce ne son pochi, come è logico nelle città di mare, che m'è venuto da ricordare Marsiglia, per dire. E tra tutte le idee bacate che frullavano nella mia bionda testolina m'è venuto da pensare che se mi tagliassero a pezzetti e il vento fosse pure così pietoso da raccogliermene un paio, uno dei miei pezzetti lo vorrei vedrer svolazzare spinto da brezza di mare sopra i tetti di Genova...

"Persa per molto persa per poco, presa sul serio presa per gioco, non c'è stato molto da dire o da pensare, la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera, spettinata da tutti i venti della sera..."