venerdì 18 luglio 2008

Ave Cesare! Morituri Te Salutant!

Ecco. Io ho la sempre più evidente/contingente certezza di essere pazza.
Stamattina mi sono svegliata da pazza felice, che io non so neanche dove abita di casa la felicità, e dopo 12 ore di ufficio di felicità e serenità non ce ne dovrebbe essere mezza, però oggi invece sono fuori controllo, mi sono svegliata (che stavo sognando container mandati per sbaglio a Poti invece che a Istanbul, per dire) e nonostante ciò, mi sono ritrovata permeata da uno strato di sclero e lietitudine immotivata che dire patologica sarebbe poco.
Che tipo credo che a volte anche le menti bacate abbiano un minimo di pietà verso i loro ospiti e quindi oggi a gratis, un'iniezione di dopamina, serotonina, noradrelina e tutte quelle sostanze lì che stanno dentro alle teste e le fanno stare bene ogni tanto.
I-pod come sempre in shuffle tragitto casa/MSC e cosa mi ha regalato: "Mi son alzata, mi son vestita e sono uscita sola sola per la strada....Eppure ieri morivo di dolore ed oggi canta di nuovo il mio cuor oggi canta di nuovo il mio cuor!!!!!!!"
Così a gratis, belle queste cose qua, e poi mentre stavo per varcare la soglia di quel cadente palazzo che ha un piano che è la sede della seconda compagnia portacontainer al mondo, mi è venuto in mente prepotentemente Massimo Decimo Meridio, e ho spalancato la porta di vetro col gabbiano serigrafato come avessi un ariete in mano, con uno sguardo ancora più assassino del solito e nel contempo un ghigno che avrebbe fatto invidia allo Stregatto, e ci sono andata dietro e mi sono assecondata, che non è mica vero che se uno è pazzo gli altri lo devono assecondare, l'importante è il proprio, di autoconvincimento.
E' semplice, più semplice di quello che si può credere, quando uno dentro di sè sa che deve lottare sempre e comunque e la contemplazione del cedimento è solo arrendersi alla sconfitta, si fa che si reagisce, che anche se sono sideralmente distante anche solo dall'idea dell'equilibrio e chilometri di solitudine e distrazioni mi separano da quello che vorrei fare e vorrei essere, insomma io utilizzo questa metafora dell'I-Pod, che se trovo un pezzo che magari adoro e mi fa male, non lo devo assecondare, skip, e se non basta lo skip vada di reset, che tanto dopo un po', la melina di errore poi si ripiglia, e quando si ripiglia si passa oltre a certi pezzi che li senti fin troppo dentro alla pelle e al cuore, e allora via libera alla rabbia, che bisogna solo imparare a gestirla in funzione costruttiva o distruttiva all'esterno, poi le lacrime stanno sempre dietro l'angolo, che ci vuol niente a stanarle, però tipo stasera mi han detto una cosa che suonava tipo: "impara ad addomesticare il tuo pianto e a prenderlo per mano".
Mi ha colpito un mucchio questa frase.
E allora anche se ho costante ed eterno bisogno di rassicurazioni, capisco pure che non c'è necessario bisogno che me le diano gli altri, che se sto ancora qua, con tutto il caos esistenziale a cui cerco un disordine, beh, mi son già risposta da sola. Sto qua.
Mi assumerò sempre e comunque la responsabilità di ogni mio gesto e pensiero o sentimento, con me prima che con gli altri, continuerò ad amare od odiare in modo inscosciente ma assolutamente privo di calcolo, mi farò male da sola se la riterrò una scelta contingentemente necessaria, cercando almeno di imparare un po' da quello che ho che mi è stato servito su un piatto d'argento, che la mia cattiveria e il mio egoismo comunque, non finirò mai per regalarli a gratis in giro anche se mi converrebbe, e se anche ciò continuerà a rendermi una persona poco felice, almeno mai mi si potrà dell'ipocrita.
E se anche a volte penso che proprio avrei diritto al rancore, in fondo, la vedo meglio per me di prender su solo il buono, che comunque anche se è un attimo appena, è comunque qualcosa, che rimane.
Allora tipo adesso mi vengono in mente gli Oasis, la prima mia incursione nel brit pop, che non dimenticherò mai una mattina di gennaio di ormai otto anni or sono, e mentre gennaio incombeva con i suoi platani spogli per i viali della stazione mi è entrata dentro quella canzone lì, di quei fratelli rissosi, che però a scriver cose belle san fare, che tipo tradotta è così:

Scivola dentro l’occhio della tua mente,
non sai che potresti trovare un posto migliore per giocare,
hai detto che non sei mai stata
ma tutte le cose che hai visto spariscono lentamente.
Così comincio una rivoluzione dal mio letto,
perché mi hai detto che il cervello mi è andato alla testa,
esci, l’estate è esplosa, stai vicino al camino,
togliti quell’espressione dal viso, tu non farai mai fuori il mio cuore.
E così Sally può aspettare,
sa che è troppo tardi mentre noi andiamo avanti la sua anima scivola via,
ma non guardare al passato con rabbia,
ti ho sentito dire.
Portami nei posti in cui vai, dove nessuno sa se è notte o giorno,
ma per favore non mettere la tua vita nelle mani di una rock’n roll band,
che te la butterà via.

Questo pezzo qua è uno dei miei pezzi mantra e vorrò un bene viscerale ed eterno alla persona che me lo fece sentire per la prima volta, e che rimane una delle rarissime persone che non mi sono persa la strada, anche se sarebbe potuto succedere mille volte. Grazie eh (F5).

E se anche al fin della fiera rimango sempre da sola e purtroppo quel composto chimico fatto di H20 + Na proprio non ne vuol sapere di starsene rinchiuso dentro il suo becco bunsen, vedrò di "utilizzare gli strumenti che mi sono stato messi a disposizione" per gestirlo in maniera che non provochi danni irreparabili.

Che per fortuna TI ho dato retta. Anche se non lo come andrà a finire.

Allora ritorno come sempre scoerentemente a quello che mi dicevo questa mattina, sempre per non far mancare citazioni e perchè pure domani ne avrò bisogno.

"A 3 settimane da oggi, io mieterò il mio raccolto, immaginate dove vorrete essere perchè così sarà! serrate i ranghi! seguitemi! se vi ritroverete soli a cavalcare su verdi praterie col sole sulla faccia, non preoccupatevi troppo perchè sarete nei campi elisi.... e sarete già morti."

P.S. How I wish you were here!

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