domenica 25 maggio 2008

Amicizie & Abbandoni

Io ho sempre avuto un rapporto difficile con le ragazze, come amiche, sempre avute poche, poco a che spartire con pettegolezzo e comunella. Quando ero piccola, che facevo le elementari, niente stavo per i fatti miei, a parte qualche rara festa di compleanno, dove io stavo tipo sulle uova, perché proprio non ero abituata a relazionarmi al prossimo e a stare in mezzo alla gente.

Quando facevo il liceo artistico c’era la Sarah, con la acca finale, che secondo me era figo come nome. Stavamo nel banco assieme, ci confidavamo ogni cosa, i primi amori, le paure, tutto, il pomeriggio prendevo su la mia bici e attraversavo la città per andare a casa sua che stava di fronte alla Rocca, aveva una casa con un sacco di mobili antichi e mi faceva un po’ soggezione e poi ero curiosa delle case altrui, che io non ero tanto abituata ad andare in casa dell’altra gente. Comunque si stava sempre assieme, ogni pomeriggio, non c’era neanche bisogno di darsi l’appuntamento, “a dopo" ci si salutava, che era fisso che il pomeriggio ci si vedeva per i compiti e i cartoni animati assieme, un pomeriggio come tanti, presi su come sempre la mia bici e andai a casa sua a suonare, e lei non c’era , “E’ uscita con Laura” mi disse sua mamma. Laura era un’altra compagna di classe. Ricordo come fosse ieri la sensazione di tradimento e di inganno che provai. Il giorno dopo le feci una mezza scenata, lei tipo mi rassicurò che non c’era assolutamente da pensare male, che eravamo migliori amiche comunque, che si era dimenticata di dirmelo che usciva con l’altra, ma io lo capii che era stato fatto alle mie spalle, con intento. Manco a dirlo, pian piano la migliore amica sua diventò la Laura e del resto la mia strada scolastica stava comunque deragliando.

Poi dopo ho fatto per un po’ un’altra scuola, che mi doveva avviare alla brillante professione di segretaria d’azienda, ecco in quel periodo di amiche ne ho avute due, le ho conosciute facendo a botte, per dire che buon inizio, poi diventammo inseparabili che eravamo in tre, “Le Tre dell’Ave Maria” ci chiamavano le professoresse, ma chiaramente la tragedia era dietro all’angolo: M. me la trovai sotto casa un pomeriggio che mi voleva cavare gli occhi perché diceva che S. ormai preferiva stare con me (che ero più grande e aveva una sorta di ammirazione nei miei confronti, per quel che è servito..) e le avevo rubato l’amica e che mi voleva morta, ma in fondo io credo che il motivo fosse che ero diventata (assolutamente innocentemente!) amica del ragazzo che le piaceva, e quindi, quel pomeriggio il “Trio dell’Ave Maria”, divenne “Il Duo Lescano”, che S. scelse comunque me, e allora eravamo noi due, io ci tenevo un mucchio a questa ragazza qua, che poi era più piccola di due anni e io avevo tipo un senso di protezione nei suoi confronti, e mi faceva piacere aiutarla per quello che potevo, ed esserle vicina e poi anche lei lo era a me. Poi, alla fine, anche se aveva scelto me come amica, lei tornò sui suoi passi e decise che le piaceva di più avere un’amica che faceva eroina di nome. C’est la via, fa molto “La Guerra E’ Finita”, ma son cose che succedono per davvero e starci dentro è difficile, perché poi quando le persone fanno certe scelte, per quanto bene gli puoi volere e per quanto puoi tentare di aiutarle a ritornare sulla “retta via”, la testa altrui non la cambi. Sad but true.

Quando avevo 19 anni ero una tipo un po’ ribelle, una punk darkeggiante come mi piaceva definirmi all’epoca; a non so più quale concerto Oi! conobbi Ligaia, una skin-girl di colore fiorentina, che suo babbo era un maggiore dell’aviazione americana e a casa sua si mangiavano sempre un sacco di cose strane, che prendeva allo spaccio di Camp Darby, che eravamo capaci di mangiarci i pici toscani e poi berci dietro del succo di frutta di un improbabile rosa shocking che si faceva con delle bustine che mettevamo a sciogliere nell’acqua. Inseparabili si era noi due, nonostante la distanza e che non c’erano neanche i cellulari e skype e internet per comunicare, si girava per l’Italia a vedere concerti nei centri sociali, che ci si dava appuntamento alla stazione di Bologna e poi si partiva con il treno assieme, oppure si facevano le “zingarate” con i compari fiorentini che disponevano del lusso di un’automobile, si girava per il centro di Firenze a mangiare focaccine ripiene e poi s’andava al Franchi a veder la Viola, che c’era ancora Batigol allora. Eran bei tempi se la devo dire tutta. Ho abitato per un mese a Firenze, per l’esattezza a Lastra a Signa, anonima borgata sulla strada per Scandicci, avevamo riattato una specie di appartamento in uno scantinato della sua casa di famiglia, un lenzuolo per tenda, una minicucina improvvisata, insomma ci s’arrangiava, pure l’uomo m’ero trovata, un fidanzato fiorentino doc. Ecco, io dovevo proprio trasferirmi a Firenze in pianta stabile, che dovevo pure iniziare un lavoro, a preparar le colazioni all’hotel Baglioni. A tal fine risalii in Romagna, per una settimana, che dovevo far le valigie, radunare i miei averi, salutar gente e far cose in vista dell’imminente naturalizzazione toscana. Quella settimana lì il mio fidanzato fiorentino mi lasciò, per telefono. Decisi di rimandare la calata di qualche tempo, che dovevo tipo cicatrizzarmi, che lui era pure uno della banda nostra e quindi mica ce l’avrei fatta ad affrontarlo così subito a fresco. Nel frattempo, la mia impagabile amica Ligaia mi stava vicina un mucchio, telefonicamente, che si stava ore in cabina a parlare, mi capiva lei, che comunque non c’era problema se scendevo dopo un po’, che la casa era la sua e il lavoro rimaneva vacante. Ecco, la settimana seguente, ho scoperto che lei e il mio ex si erano messi assieme. Se non altro, a questo devo il possedere ancora la pronuncia della lettera acca, che a star coi Fiorentini ci vuol niente a perderla per strada.

A quel punto l’avevo imparata la lezione, che delle donne non ci si deve mica fidare e infatti io stavo proprio bene per i fatti miei e con i miei amici maschi, che non sono così avvezzi a pugnalarti alle spalle, mal che vada posson provare a portarti a letto, ma almeno lo fanno senza tanti giri di parole e machiavellici sotterfugi.

Poi invece ci sono ricascata ancora, con questa cosa che ho tipo il vizio di dare fiducia alle persone e a volerci vedere il buono, maledetta buonafede.
T. era una ragazza che era una quasi “parente acquisita”, era di Trento lei, e si era un sacco vicine mentalmente, che avevamo proprio gli stessi interessi, era un po’ un maschiaccio pure lei, poi ci si capiva al volo, si finivano le frasi una per l’altra, si pensavano le stesse cose contemporaneamente, due menti affini mi dicevo io, che ero felice per davvero, dopo un mucchio di tempo di aver finalmente trovato una persona del mio stesso sesso che mi capisse, con cui poter condividere pensieri ed emozioni e risate e mille piccole cose di cui ho ancora ricordi che se ci penso mi vien ancora da piangere. Lei era fidanzata, io avevo smesso, io stavo da sola, che ho cominciato ad abitar da sola a 20 anni io, e quando un giorno lei decise che non voleva più stare con il suo ragazzo e non sapeva dove andare, io feci l’errore di prendermela in casa, all’epoca avevo una casa che c’era spazio anche per due e in fondo mi faceva pure comodo qualcuno che mi aiutasse con le spese e che poi tipo riempisse con la sua presenza il vuoto che mi prendeva al rincasare ogni sera da sola. Son stati mesi carini, tutto assieme si faceva, ci addormentavano a notte inoltrata dopo aver visto film o ascoltato i nostri dischi di rock anni ’70, e leggevamo gli stessi libri e parlavamo per ore e ore, ci assistevamo nelle reciproche crisi e mi sembrava proprio bella questa cosa di mutua assistenza, “la mia sorellina” mi chiamava lei. Arrivò l’estate e si cominciò a vedersi di meno, che lei lavorava al mare e magari a volte dormiva pure là se doveva attaccare presto, lavorava un mucchio a far la stagione lei. Poi, una domenica mattina, la sentii rincasare e trafficare nell’altra stanza, come mille altre volte, ero troppo stanca per alzarmi e andare a vedere cosa stesse combinando e perché facesse così rumore. Quando mi alzai trovai un bigliettino, sul tavolo della cucina, e un paio di banconote da 100, per la sua parte di affitto e di bollette, una camera più grande aveva trovato lei, che era più comoda per le sue cose e dove aveva più spazio, qualcosa del genere ci stava scritto sul bigliettino per la sua sorellina a cui voleva più bene che alla sorella vera.

Questo è successo quasi dieci anni fa e quella volta l’ho imparata per davvero la lezione che non ho mai più avuto un’amica donna.

21 GRAMMI

"...Quante vite viviamo... quante volte si muore? ... si dice che nel preciso istante della morte tutti perdiamo 21 grammi di peso, nessuno escluso. Ma quanto c'è in 21 grammi? ... quanto và perduto? ... quando li perdiamo quei 21 grammi? ... quanto se ne và con loro? ... quanto si guadagna? ... Quanto...Si ...Guadagna?? 21 grammi ... il peso di 5 nichelini uno sull'altro ... il peso di un colibrì, di una barretta di cioccolato ... Quanto valgono 21 grammi ?? .... quanto valgono 21 grammi? ... quanto si guadagna? ... quanto ... si ... guadagna?.. .ventuno grammi, il peso di 5 nichelini uno sopra l'altro, il peso di un colibri', di una barretta di cioccolato ... QUANTO VALGONO 21 GRAMMI?

Ieri sera ho rivisto questo film e a mio avviso il monologo finale di Sean Penn è davvero da brividi ... chissà se veramente succede questa cosa? Chissà se tutte le anime pesano allo stesso modo, chissà dove vanno a finire quei 21 grammi quando moriamo?

giovedì 22 maggio 2008

Hic Et Nunc (pensieri che lasciano il tempo che trovano)

Che ormai non so mica se so più fare io a scrivere i post, a livello di blog funzionalità la dipartita del Demone ha fatto più danni che gli Stinger su Baghdad, per dire. Stasera però c'ho un po' di spleen addosso, che quest'estate proprio non ne vuol sapere di sbucar fuori, e son da sola e allora un po' di sano delirio mi pareva un'ipotesi allettante. Stavo riflettendo su una frase di House: "Lo scopo nella vita non è eliminare l'infelicità, è mantenere l'infelicità al minimo", beh partendo da questo dogma, la mia è ai minimi storici, però se mi impegno il mio lato ombroso è sempre dietro l'angolo. C'è chi mi dice che dovreri uscire di più, una volta me lo dicevo pure io, adesso sono sempre più convinta che fuori è un brutto mondo, e che oggi quando le mie colleghe mi dicevano "Vale ma perchè te non esci mai, non hai una vita sociale, non hai degli interessi ?", io gli ho risposto "Perchè non c'è proprio niente per me fuori, questo non ha niente a che fare con la vita sociale ", che voleva suonare un po' come in Birdy, quando Nicholas Cage chiede a Matthew Modine :"Perchè non parli, perchè non dici niente" e l'altro: "Perchè non ho un cazzo da dire!".
M'han guardata strana loro, ci sono abituata. M'ha salvato Vince, il mio grandioso "boss", con un uscita cameratesca: "Noi non si esce, non perchè siam morti, che noi tutto quello che s'aveva da fare in giro l'abbiam già fatto, e che adesso ad andare in giro c'è solo da rischiare di non tornare più a casa!". Punto.
Oggi al supermercato, in fila davanti a me c'era una ragazza e mentre pagava mi sono accorta che aveva un coniglio nano nella borsetta, solo le orecchie spuntavano, Camilla si chiamava la coniglia che era una coniglia femmina, io ecco l'avrei scippata... vorrei proprio un coniglio nano.

Sto ascoltando: The Bends, Thom Allegria Yorke, come direbbe il mio amico Jackie, provo pure con compiaciuta convinzione a capirci qualcosa dei testi, che son belli proprio. Street Spirit mi smuove qualcosa dentro, qualcosa che mi fa quasi venir voglia di piangere
"All these things in all positions...All these things will one day take control...And fade out again and fade out..."

Ho appena finito di leggere: Il Sole Dei Morenti di J.C. Izzo, ecco è un romanzo struggente, la storia di un viaggio, di rimpianti, di ricordi, del desiderio di rivedere un sole particolare prima di arrendersi completamente alla miseria, all'abbandono, al fallimento... "L'inverno Titì se lo portava dentro", così comincia. Che poi a me Marsiglia mi è rimasta uncinata nel cuore proprio.

Forse è solo questo tempo incerto, forse sono queste nuvole basse, pronte a vomitarti addosso oceani di pioggia, forse è solo che in fondo ho sempre un'immensa paura di restare da sola, forse è per questo che stasera sento così freddo e vorrei solo rannicchiarmi in silenzio in posizione fetale... o forse è solo colpa del mio dente del giudizio che nell'esalare gli ultimi respiri mi fa vedere le stelle, domani passa tutto, domani è un altro giorno, che è pure venerdì poi e sabato ci sta anche la grazia forse, è solo che a volte, sento così tanta stanchezza addosso, dentro...

mercoledì 21 maggio 2008

La vedi nel cielo quell'alta pressione?


La vedi nel cielo quell'alta pressione?...La senti una strana stagione?...Lo sai che colore han le nuvole basse, e i sedili di un ex terza classe, l'angoscia che dà una pianura infinita?... Si fa a strisce il cielo e quell'alta pressioneè un film di seconda visione, è l'urlo di sempre che dice pian piano:non siamo, non siamo, non siamo.

domenica 18 maggio 2008

Da Siddharta...

"Molti anni dovetti impiegare per perdere lo spirito, disapprendere il pensiero, dimenticare l'unità. Non è forse come se lentamente e per grandi traviamenti iomi fossi rifatto, d'uomo, bambino, di saggio che ero, un uomo puerile? Eppure è stata buona questa via, e l'usignolo non è ancora morto nel mio petto. Ma che via fu questa! Son dovuto passare attraverso tanta sciocchezza, tanta bruttura,tanto errore, tanto disgusto e delusione e dolore, solo per ridiventare bambino e poter ricominciare da capo. Ma è stato giusto, il mio cuore lo approva, gli occhi miei ne ridono. Ho dovuto provare la disperazione, ho dovuto abbassarmi fino al più stolto di tutti i pensieri, al pensiero del suicidio, per poter vivere la grazia, per riapprendere l'Om, per poter di nuovo dormire tranquillo e risvegliarmi sereno. Ho dovuto essere un pazzo, per sentire di nuovo in mel'Atman. Ho dovuto peccare per poter rivivere. Dove può ancora condurmi il mio cammino? Stolto è questo cammino, va strisciando obliquamente, forse va in cerchio. Ma vada come vuole, io sono contento di seguirlo. (...)"E' bene" pensava "sperimentare personalmente tutto ciò che si ha bisogno di sapere. Che i piaceri mondani e la ricchezza non siano un bene, questo l'avevogià imparato da bambino. Saperlo, lo sapevo già da un pezzo; ma viverlo, l'ho vissuto soltanto ora. E ora lo so; lo so non solo con la mia mente, ma lo socoi miei occhi, col mio cuore, col mio stomaco. Buon per me, che lo so!"

giovedì 15 maggio 2008

15 maggio

Può darsi che però oggi ci sarebbero altre cose da festeggiare solo che mi è stato tipo impedito di fare delle cose tipo festeggiamenti, però allora oggi è il 15, è il 15 è un numero bello e come giorno è un giorno che se di mio non ci posso metter del festeggiamento, ci metto della lietitudine perchè una persona stupenda oggi compie gli anni e ogni cosa che mi verrebbe in mente, ogni pensiero o poesia o canzone, insomma non basterebbe perchè sarebbe riduttiva e che mi vengono sempre in mente troppe cose che non sto mai zitta e ci vorrebbe l'interruttore per spegnermi, ma che insomma, stringendo per non essere prolissa...io ti voglio augurare dei cieli sereni, con una brezza leggera che non sia vento avverso quando pedali, che le salite che dovrai affrontare si incastrino bene con le tue marce, che ti sia amico l'asfalto, che i rivali ti sorridano, che la gente che non vuoi attorno semplicemente scompaia, che i tuoi ricordi siano solo d'affetto e non di nostalgia e rimpianto, che tu non ti senta mai solo, che le tue insicurezze si dissolvano come la scia che lasciano le Navi quando partono, che non dimentichi mai neanche per un istante che io ci sono sempre e quanto ti voglio bene. Mille volte auguri.
Go n-eírí an bóthar leat.

lunedì 12 maggio 2008

Di Disperazione e Di Salvezza

Che io soffro da tempo immemore dalle sindromi da "domenica pomeriggio", che son sindromi su cui non c'è proprio niente da ridere per quanto riguarda il nefasto impatto che hanno sulla precaria in-stabilità mentale. Che chiamiamole "sindromi", ma qua oggi era un riaffacciarsi del Demone se la si vuol dire come sta. Che una poi però prova pure a reagire e a trascinarsi fuori di casa, per dire, che invece che andarsela a sfangare a letto e riemergere dal torpore a semi-notte fatta, ci si violenta e si esce dalla propria confortevole tana. Per far cosa? Tipo nella propria testa per andare a far un saluto a degli amici che non si vedono da un po', bere una birra con sottofondo glam rock indie e cercare di tornare a casa un attimino distratti dall'orrore che inesorabile t'aspetta al varco. E invece anche no, che poi succede che t'avventuri come agnello in mezzo ai lupi in quella che può essere la sarabanda di Marina la domenica pomeriggio e poche occhiate e qualche fugace ascolto alla fauna (per fargli un complimento) locale ti precipitano nello sconforto assoluto. Da una parte sconforto, perchè vedere face to face questa Bella Gioventù ti fa proprio capire come facciano a succedere le cose come quelle di Verona, dall'altra tipo la vocina interiore saggia che ti ricorda perchè hai smesso di uscire. Che a quasi 32 non so mica più fare io a stare in mezzo alla gente, che io son tipo antica, che pensavo a musica e chiacchiere in compagnia, non a death metal e propositi di paste (non quelle con la crema dentro eh !) e alcool ad oltranza anche se io per l'alcool ci spezzo proprio una lancia, perchè è una di quelle cose che sono amichevoli e t'aiutano...ma insomma, il mio pomeriggio a Marina è durato 15 minuti :attraversamento del Bagno Sottomarino con incontenibile voglia di lama da affondare alla cieca nella mucchia, sedata solo dal provvidenziale I.Pod (non mancherà questa sera nelle mie preghiere, l'ennesimo ringraziamento alla Mela) e conseguente corsa verso la fermata dell'autobus che mi garantiva un rientro più ratto possibile alla mia maison, che ormai ne son proprio convinta che fuori è un brutto mondo. Segue caraffa di mojito che la gola era arsa (e poteva essere una caraffa ben triste, genere da canticchiare "ho mescolato la vodka con l'acqua tonica" come Zampaglione, per dire), segue Rattle & Hum come una bombola d'ossigeno da ciucciare a pieni polmoni, nel contempo c'è anche il caso che al mondo mi vien da dire come Lorenzo "io lo so che non sono solo anche quando sono solo!", supporto telefonico del mio migliore amico che da anni se le ascolta tutte le mie paturnie e infine la salvezza delle salvezze, che tipo ti illumina la sera a giorno, quando una persone speciale raccoglie il tuo S.O.S. e ti viene a guarire con un abbraccio, un Buongiorno Notte non visto, un sacchetto di fragole appena raccolte e pure un mezzo chilo di cappelletti fatti in casa (giusto perchè son patita in sto periodo!)... che alla fin della fiera per quanto mi posso impegnare, non posso mica dire che son così tapina e disgraziata e che anche se per quel che mi riguarda, il mondo può bruciare esplodere implodere, un pezzo di mondo integro deve rimanerci, se non altro per l'altare che voglio erigere all'unica persona che lo merita... Grazie grazie grazie e buonanotte e tutto il resto e tutte le parole che ormai non c'è neanche bisogno che ti dica....

sabato 10 maggio 2008

Happy Birthday...

Tanti Auguri Paul David Hewson!!!

venerdì 9 maggio 2008

In questo Bel Paese

30 Anni Fa, il nove maggio 1978, Peppino Impastato veniva brutalmente ucciso perchè aveva provato ad alzare la testa, perchè non ci voleva stare, buono e zitto a farsi scivolare sopra le cose, lui voleva urlare, lui voleva provare a cambiare, fregandosene, andando contro la famiglia, contro l'omertà, con lo sguardo limpido e senza timore di un sognatore che dalla sua aveva solo l'arma della Giustizia, Peppino aveva una radio, ascoltava e trasmetteva musica anche, era un ragazzo di trent'anni, che ha avuto il coraggio di andare contro tutto per un Ideale, di quelli con la I maiuscola...altro che i "ribelli d'oggi", di fronte a persone come lui, c'è solo da chinar la testa, cercar di non piangere e anche un po' vergognarsi per la "Meglio Gioventù" che c'è in giro adesso. A me mi viene la pelle d'oca e mi sembra doveroso ricordarlo...

"Mio padre! La mia famiglia! Il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare!"

Poteva come tanti scegliere e partire, invece lui decise di restare...Gli amici, la politica, la lotta del partito.. alle elezioni si era candidato...Diceva da vicino li avrebbe controllati, ma poi non ebbe tempo perchè venne ammazzato...Il nome di suo padre nella notte non è servito, gli amici disperati non l'hanno più trovato... "Allora dimmi se tu sai contare, dimmi se sai anche camminare, contare, camminare insieme a cantare la storia di Peppino e degli amici siciliani" Allora.. 1,2,3,4,5,10,100 passi!.. 1,2,3,4,5,10,100 passi!.. 1,2,3,4,5,10,100 passi!... 1,2,3,4,5,10,100 passi! Era la notte buia dello Stato Italiano, quella del nove maggio settantotto.. La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l'alba dei funerali di uno stato... "Allora dimmi se tu sai contare, dimmi se sai anche camminare, contare, camminare insieme a cantare la storia di Peppino e degli amici siciliani"...

http://www.peppinoimpastato.com/poesiedipeppino.htm

mercoledì 7 maggio 2008

I-O-D-I-O

Ecco qua non sono originale per niente, però insomma non è che aspiri alla santità che devo porgere l'altra guancia e queste cattoliche considerazioni qua. Insomma sarà pur primavera e ci sta che è pure un periodo in cui cappucci a parte sono tipo piena di bontà verso il prossimo, ma mi si deve proprio lasciar stare, che anch'io i miei giramenti ce li ho e quando ce li ho non è che vado a mieter vittime ignare colpevoli solo d'essermi di fronte nello scoppio della mia eventuale sclero...che già la mattina è fatica alzarsi dopo aver dormito tipo tre ore ecco, ma arrivare al lavoro e farsi aggredire per non aver riposto il giubbotto nel designato attaccapanni a me mi sembra proprio roba dell'altro mondo, che certa gente quando a quaranta e passa anni non se la fila più nessuno si trova a sfogar le sue frustrazioni sui colleghi di minor rango e anzianità, beh a me mi par proprio una cosa meschina, che se mi si fa la guerra, poi non ce n'è più per nessuno e la Vale risorge dalle sue chete ceneri in versione tipo riot più incazzata che mai.
Che c'aveva proprio ragione Morgan eh...

Bisogna sempre tentare di farsi accettare?
Bisogna sempre scrivere solo testi d'amore?
E' necessario ogni volta mentire al nostro cuore?
Non sarebbe meglio liberarsi e confessare?
Beh, io sinceramente provo anche:
ODIO - la mia vicina che reclama
ODIO - per il frastuono che procuro
ODIO - e questa è una canzone sull'
ODIO - un sentimento umano e duraturo
ODIO - quando sono esasperato
ODIO - e non mi sento esagerato
ODIO - sinceramente sono fiero
ODIO - forse ora un po' troppo sincero
ODIO - è sempre scomodo parlarne
ODIO - poi sembra di essere gli stronzi
ODIO - è veramente un paradosso
ODIO - forse è meglio lasciar stare
ODIO - Masini e le sue ansie
ODIO - e provo tutti i sentimenti
ODIO - oltre all'amare e il tollerare
ODIO - quando mi portano ad odiare!!!!!!

domenica 4 maggio 2008

Just Seen...

giovedì 1 maggio 2008

I Maggio

"Quando anche andare a lavorare è diventato spericolato, avere una vita tranquilla è un lusso"
Questo è stato Tricarico al concerto del Primo Maggio. Personalmente, da brividi.
Di mio, ecco, il mio Primo Maggio me lo son fatta di vergognoso torpore, però volendo ci sta anche, che l'ho scampata per un pelo dall'essere in ufficio dietro alle Navi pure oggi, e con tutte le ore rubate alle cose belle che ho accumulato in almeno quindici anni di lavoro, direi che me lo posso pure permettere senza rimorso, senza colpo ferire, e quindi Ode al Sonno e al non fare assolutamente niente di produttivo tranne andar a raccogliere radicchi e insalate nell'orto. Gli unici crucci miei della giornata sono che Rai 3 prende a discrezione, a Classe anche no, e quindi per sentire il Concerto a Roma ho dovuto montar su un altarino assurdo in camera da letto, con la Tv che non uso mai (in effetti mi sono accorta di non prendere Rai 3 solo oggi, per dire quanto accendo la scatola delle meraviglie io!) e sentirmelo in differita dalla "zona living", che palle! L'altro mio personalissimo cruccio è che, seppur io sia pro rivoluzione ad oltranza e tipo salterei sulle barricate anche subito su due piedi, mi scoccia un mucchio se la rivoluzione la fa la mia faccia senza mia previa autorizzazione, in forma di almeno 3 orripilanti montarozzi, eccheccazzo, come se le mie indoli rivoluzionarie le tarpassi che c'han bisogno di saltar fuori così...e va beh...ma noi che siam gente delicata, siam anche gente forte e rude che dietro a queste quisquilie estetiche mica ci si perde d'animo, un due tre un due tre e Bandiera Rossa La Trionferà...
P.S. Sorella Prescia noi s'ha dà parlà sul serio, che io proprio mi ci vedo a fare una roba tipo Irish Weekend con te, che te mi sa che sei una delle più uniche che rare Donne che Capiscono...