domenica 25 maggio 2008

Amicizie & Abbandoni

Io ho sempre avuto un rapporto difficile con le ragazze, come amiche, sempre avute poche, poco a che spartire con pettegolezzo e comunella. Quando ero piccola, che facevo le elementari, niente stavo per i fatti miei, a parte qualche rara festa di compleanno, dove io stavo tipo sulle uova, perché proprio non ero abituata a relazionarmi al prossimo e a stare in mezzo alla gente.

Quando facevo il liceo artistico c’era la Sarah, con la acca finale, che secondo me era figo come nome. Stavamo nel banco assieme, ci confidavamo ogni cosa, i primi amori, le paure, tutto, il pomeriggio prendevo su la mia bici e attraversavo la città per andare a casa sua che stava di fronte alla Rocca, aveva una casa con un sacco di mobili antichi e mi faceva un po’ soggezione e poi ero curiosa delle case altrui, che io non ero tanto abituata ad andare in casa dell’altra gente. Comunque si stava sempre assieme, ogni pomeriggio, non c’era neanche bisogno di darsi l’appuntamento, “a dopo" ci si salutava, che era fisso che il pomeriggio ci si vedeva per i compiti e i cartoni animati assieme, un pomeriggio come tanti, presi su come sempre la mia bici e andai a casa sua a suonare, e lei non c’era , “E’ uscita con Laura” mi disse sua mamma. Laura era un’altra compagna di classe. Ricordo come fosse ieri la sensazione di tradimento e di inganno che provai. Il giorno dopo le feci una mezza scenata, lei tipo mi rassicurò che non c’era assolutamente da pensare male, che eravamo migliori amiche comunque, che si era dimenticata di dirmelo che usciva con l’altra, ma io lo capii che era stato fatto alle mie spalle, con intento. Manco a dirlo, pian piano la migliore amica sua diventò la Laura e del resto la mia strada scolastica stava comunque deragliando.

Poi dopo ho fatto per un po’ un’altra scuola, che mi doveva avviare alla brillante professione di segretaria d’azienda, ecco in quel periodo di amiche ne ho avute due, le ho conosciute facendo a botte, per dire che buon inizio, poi diventammo inseparabili che eravamo in tre, “Le Tre dell’Ave Maria” ci chiamavano le professoresse, ma chiaramente la tragedia era dietro all’angolo: M. me la trovai sotto casa un pomeriggio che mi voleva cavare gli occhi perché diceva che S. ormai preferiva stare con me (che ero più grande e aveva una sorta di ammirazione nei miei confronti, per quel che è servito..) e le avevo rubato l’amica e che mi voleva morta, ma in fondo io credo che il motivo fosse che ero diventata (assolutamente innocentemente!) amica del ragazzo che le piaceva, e quindi, quel pomeriggio il “Trio dell’Ave Maria”, divenne “Il Duo Lescano”, che S. scelse comunque me, e allora eravamo noi due, io ci tenevo un mucchio a questa ragazza qua, che poi era più piccola di due anni e io avevo tipo un senso di protezione nei suoi confronti, e mi faceva piacere aiutarla per quello che potevo, ed esserle vicina e poi anche lei lo era a me. Poi, alla fine, anche se aveva scelto me come amica, lei tornò sui suoi passi e decise che le piaceva di più avere un’amica che faceva eroina di nome. C’est la via, fa molto “La Guerra E’ Finita”, ma son cose che succedono per davvero e starci dentro è difficile, perché poi quando le persone fanno certe scelte, per quanto bene gli puoi volere e per quanto puoi tentare di aiutarle a ritornare sulla “retta via”, la testa altrui non la cambi. Sad but true.

Quando avevo 19 anni ero una tipo un po’ ribelle, una punk darkeggiante come mi piaceva definirmi all’epoca; a non so più quale concerto Oi! conobbi Ligaia, una skin-girl di colore fiorentina, che suo babbo era un maggiore dell’aviazione americana e a casa sua si mangiavano sempre un sacco di cose strane, che prendeva allo spaccio di Camp Darby, che eravamo capaci di mangiarci i pici toscani e poi berci dietro del succo di frutta di un improbabile rosa shocking che si faceva con delle bustine che mettevamo a sciogliere nell’acqua. Inseparabili si era noi due, nonostante la distanza e che non c’erano neanche i cellulari e skype e internet per comunicare, si girava per l’Italia a vedere concerti nei centri sociali, che ci si dava appuntamento alla stazione di Bologna e poi si partiva con il treno assieme, oppure si facevano le “zingarate” con i compari fiorentini che disponevano del lusso di un’automobile, si girava per il centro di Firenze a mangiare focaccine ripiene e poi s’andava al Franchi a veder la Viola, che c’era ancora Batigol allora. Eran bei tempi se la devo dire tutta. Ho abitato per un mese a Firenze, per l’esattezza a Lastra a Signa, anonima borgata sulla strada per Scandicci, avevamo riattato una specie di appartamento in uno scantinato della sua casa di famiglia, un lenzuolo per tenda, una minicucina improvvisata, insomma ci s’arrangiava, pure l’uomo m’ero trovata, un fidanzato fiorentino doc. Ecco, io dovevo proprio trasferirmi a Firenze in pianta stabile, che dovevo pure iniziare un lavoro, a preparar le colazioni all’hotel Baglioni. A tal fine risalii in Romagna, per una settimana, che dovevo far le valigie, radunare i miei averi, salutar gente e far cose in vista dell’imminente naturalizzazione toscana. Quella settimana lì il mio fidanzato fiorentino mi lasciò, per telefono. Decisi di rimandare la calata di qualche tempo, che dovevo tipo cicatrizzarmi, che lui era pure uno della banda nostra e quindi mica ce l’avrei fatta ad affrontarlo così subito a fresco. Nel frattempo, la mia impagabile amica Ligaia mi stava vicina un mucchio, telefonicamente, che si stava ore in cabina a parlare, mi capiva lei, che comunque non c’era problema se scendevo dopo un po’, che la casa era la sua e il lavoro rimaneva vacante. Ecco, la settimana seguente, ho scoperto che lei e il mio ex si erano messi assieme. Se non altro, a questo devo il possedere ancora la pronuncia della lettera acca, che a star coi Fiorentini ci vuol niente a perderla per strada.

A quel punto l’avevo imparata la lezione, che delle donne non ci si deve mica fidare e infatti io stavo proprio bene per i fatti miei e con i miei amici maschi, che non sono così avvezzi a pugnalarti alle spalle, mal che vada posson provare a portarti a letto, ma almeno lo fanno senza tanti giri di parole e machiavellici sotterfugi.

Poi invece ci sono ricascata ancora, con questa cosa che ho tipo il vizio di dare fiducia alle persone e a volerci vedere il buono, maledetta buonafede.
T. era una ragazza che era una quasi “parente acquisita”, era di Trento lei, e si era un sacco vicine mentalmente, che avevamo proprio gli stessi interessi, era un po’ un maschiaccio pure lei, poi ci si capiva al volo, si finivano le frasi una per l’altra, si pensavano le stesse cose contemporaneamente, due menti affini mi dicevo io, che ero felice per davvero, dopo un mucchio di tempo di aver finalmente trovato una persona del mio stesso sesso che mi capisse, con cui poter condividere pensieri ed emozioni e risate e mille piccole cose di cui ho ancora ricordi che se ci penso mi vien ancora da piangere. Lei era fidanzata, io avevo smesso, io stavo da sola, che ho cominciato ad abitar da sola a 20 anni io, e quando un giorno lei decise che non voleva più stare con il suo ragazzo e non sapeva dove andare, io feci l’errore di prendermela in casa, all’epoca avevo una casa che c’era spazio anche per due e in fondo mi faceva pure comodo qualcuno che mi aiutasse con le spese e che poi tipo riempisse con la sua presenza il vuoto che mi prendeva al rincasare ogni sera da sola. Son stati mesi carini, tutto assieme si faceva, ci addormentavano a notte inoltrata dopo aver visto film o ascoltato i nostri dischi di rock anni ’70, e leggevamo gli stessi libri e parlavamo per ore e ore, ci assistevamo nelle reciproche crisi e mi sembrava proprio bella questa cosa di mutua assistenza, “la mia sorellina” mi chiamava lei. Arrivò l’estate e si cominciò a vedersi di meno, che lei lavorava al mare e magari a volte dormiva pure là se doveva attaccare presto, lavorava un mucchio a far la stagione lei. Poi, una domenica mattina, la sentii rincasare e trafficare nell’altra stanza, come mille altre volte, ero troppo stanca per alzarmi e andare a vedere cosa stesse combinando e perché facesse così rumore. Quando mi alzai trovai un bigliettino, sul tavolo della cucina, e un paio di banconote da 100, per la sua parte di affitto e di bollette, una camera più grande aveva trovato lei, che era più comoda per le sue cose e dove aveva più spazio, qualcosa del genere ci stava scritto sul bigliettino per la sua sorellina a cui voleva più bene che alla sorella vera.

Questo è successo quasi dieci anni fa e quella volta l’ho imparata per davvero la lezione che non ho mai più avuto un’amica donna.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissima sta storia. alla tua"sorellina" dedico "Pas assez de toi"dei manonegra.saluto madmax

Baol ha detto...

Beh...ma che sfiga! :)

Io lo so che col mio post ho scoperchiato il vaso di Pandora e ti chiedo scusa...però noto che anche nelle tue storie ci sono delle focacce ripiene....che sia colpa loro? :D

LB ha detto...

Mh, sei stata bella sfigatella. Però non ne farei una questione di genere. Io ho le mie poche ma ottime amiche, e lo so che ci posso sempre contare. e lo so perché, avendo preso anch'io le mie mazzatelle, un pochettino credo di aver imparato a discernere. Almeno spero...o forse è perché non ci sono mai state focaccine di mezzo!
:)

peppa ha detto...

sister sai bene come la penso.... ;)
te lo sto dicendo adesso su msn... :D

Anonimo ha detto...

vale sono dilaniato eperso. é stato un onor conoscerti saluto. madmax

MARGY ha detto...

un abbraccio e salutino! ;)

Hiraeth ha detto...

@ madmax: ora vado a cercare il pezzo che mi dici...e invece non ho mica tanto capito il tuo saluto... mi spiace se sei dilaniato e perso, e ti ringrazio per l'apprezzamento, ma insomma cos'è questo pessimismo? su animo, te lo dico io che in questo momento sto fisicamente ai minimi termini, quindi ti puoi fidare! :)

@ Baol: Figurati, non hai scoperchiato niente, mi hai fatto solo venire voglia di scrivere, fa bene scrivere, ormai alla fine ho superato anche l'amarezza e prendo atto che è andata così.
P.S. Ma dov'è che hai letto di focaccine?!

@ lb: Appurato che le focaccine stan nella testa del buon Baol (vedi sopra, chissà, si vede che aveva fame quando mi ha commentato ih ih ih!), ecco non so, se devo essere sincera dal resoconto ne ho escluse almeno altre tre per non esser prolissa, quindi non è per generalizzare, ma due indizi fanno una prova, si vede che sta scritto da qualche parte che io e le altre esponenti del gentil sesso non siam compatibili, in compenso ho dei davvero buoni amici maschi e quindi almeno quello mi consola!

@ Prescia: Sorellina, chiaramente tu non sei compresa nell'elenco eh, facciam che tu sei l'eccezione che conferma la regola! Un mega abbraccio! :)

Baol ha detto...

"Inseparabili si era noi due, nonostante la distanza e che non c’erano neanche i cellulari e skype e internet per comunicare, si girava per l’Italia a vedere concerti nei centri sociali, che ci si dava appuntamento alla stazione di Bologna e poi si partiva con il treno assieme, oppure si facevano le “zingarate” con i compari fiorentini che disponevano del lusso di un’automobile, si girava per il centro di Firenze a mangiare focaccine ripiene e poi s’andava al Franchi a veder la Viola, che c’era ancora Batigol allora."

Per un attimo credevo di essermelo sognato

Hiraeth ha detto...

@ Margy: Ciao bella! Un abbraccio anche a te! Son contenta per il tuo nuovo lavoro e che sei scampata sana e salva da quella brutta esperienza che hai passato, sarò pur di sinistra ma per certa gente ci vorrebbe il lanciafiamme!

@ Baol: Ehm amico mio, te in effetti c'avevi ragione e io che dire, ormai si vede che son proprio rincojonita da fatto se non mi ricordo neanche più quello sche scrivo! :DDD

Baol ha detto...

Ed il bello è che mi sfotticchi pure nella risposta ad lb...meno male che sono tuo amico e ti voglio bene va... :D :*

Hiraeth ha detto...

@ Baol: Chino il capo e me lo cospargo umilmente in segno di scuse! :) Un abbraccio!
P.S. Ho letto sul tuo, pure di un'altra che l'han bidonato in favore delle focacce della festa di paese, oh ma che hanno ste foccaccine che mettono a nudo i peggiori istinti umani??!! :DDDD

Anonimo ha detto...

Ciao carissima....su questo capitolo ne avrei da dirtene.....Forse perchè questa storia nn mi è nuova, anzi, direi che è molto familiare....
a partire proprio dalle elementari che me ne stavo sempre per i cazzi miei...la classica pecora nera...poi guarda caso e ringrazio tutt'ora la mia scelta, feci anch'io l'Artistico...un mondo tutto nuovo per me, dove la "pecorella smarrita" chiamò a sè altre pecorelle.....la mia compagna per eccezione fu la Mickey, una delle mie poche Vere Amiche che ancora oggi mi sta accompagnando nel mio "Viaggio"...
nel tragitto fino a qui ne ho avute di conoscenti....devo chiamrle cosi, visto che l'amicizia con esse è durata per ben poco..
vedi,leggere quello che hai scritto mi ha veramente toccato, nel vero senso della parola, cioè cavolo...da quanto mi sono immedesimata mi sono commossa...tra le righe vedevo la mia immagine nei ricordi, a quanto ho sofferto e a quanto sono felice di essere qui adesso! con la testa sulle spalle, con le mie delusioni sì....ma contenta di averle vissute.
vale, che dirti....le amicizie quelle vere sono davvero RARE...più RARE DEL VERO AMORE.
anche con le donne ho sempre avuto questa cosa qui, mentre con i maschi sempre tutto diverso.
che dire...ribadisco che VERAMENTE HO VOGLIA DI CONOSCERTI....DOPO DI QUESTA.....
UN ABBRACCIO,ELE.

Hiraeth ha detto...

@ Art883girl: Non sai quanto piacere mi fa leggere quello che hai scritto, è di conforto scoprire che non sono l'unica ad aver vissuto queste esperienze ripetutamente, una volta dopo l'altra, illusioni e delusioni.
Eh del resto mi sa che l'artistico era una sorta di faro nella nebbia che attirava anime tormentate, si era i mejo noi! Concordo con te quando dici che le amicizie vere sono più difficili da trovare del vero amore e quando le si trovano van tenute ben strette...
Cara, vedrai che ci conosceremo, appena riuscirò ad uscire un attimo da questo momento di scarsissima vita sociale, insomma sto un po' in letargo, mi mancan gli stimoli...un abbraccio ;)