venerdì 19 dicembre 2008

Bilanci

Io a parlare di bilanci non sono pratica, io e l'aritmetica non siamo mai state troppo amiche.
Come l'economia mondiale però, anche io ora sono costretta a farli.
A farmi i conti in tasca faccio presto, in quattro e quattr'otto.
E una serie di contingenze mi dicono che è ora.
Di fare qualcosa, di darmi una mossa, non stare più a guardare la mia vita, aspettando che imbrocchi o imbocchi una direzione, una rotta più o meno logica.
Mi accorgo, o meglio, mi si è fatto accorgere che ho sempre le mascelle serrate, davvero, fisicamente, perchè sono sempre tesa e devo sempre tenere botta.
Quello si deve fare, è scontato, ma ora come ora, mi viene da dire che non ho più molto per tenerle così strette hic et nunc.
Ogni giorno che passa è qualcosa che mi avvicina alla fine, ed è sempre più pesante.
Sono stanca, non sono stanca di lottare, sono stanca di trovarmi sempre al punto di partenza.
E io ormai quella fine la desidero, la pretendo anzi.
Non è un pensiero disperato, tutt'altro.
"La vertigine non è, paura di cadere, ma voglia di volare".
Voglio un nuovo inizio, che non vuol dire cancellare il passato, che non significa rinnegare le mie radici, che hanno fatto di me la strana persona che sono.
Voglio darmi la possibilità di essere vera.
Ovunque e dovunque e comunque.
E il mio bilancio, sempre al limite, con quell'ago che pende sempre pericolosamente verso il basso, mi intima di lasciare dietro.
"E' meglio un salto nel vuoto che un buco sotto ai piedi", mi è stato detto.
Ci ho riflettuto, tanto, ci continuo a pensare, sempre.
Sono spaventata, ho mille dubbi, perplessità, incognite, ma ho anche la curiosità, quella vince.
E il mio bilancio infine dice nero su bianco che non ho niente da perdere.

L'unico bagaglio
Che tu puoi portare
(Non è la cosa più facile)
L'unico bagaglio che puoi portare
È tutto quello che non riesci a lasciarti alle spalle

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