giovedì 11 dicembre 2008

Kind of magic

E' una specie di magia quella che la verde isola riesce a compiere ogni volta che ritorno. Una magia fatta di aria e vento e acqua e fuoco.
I quattro elementi, che si fondono con magistrale alchimia riempiendo cuore, corpo e anima.
E' una brezza leggera, che sa di mare e di favole, è un vento impetuoso che toglie il fiato, la potenza dell'oceano che riempie gli occhi, la vastità degli spazi che ti fa sentire piccola parte di questo universo a tinte alterne.
E' il fuoco di un camino che ti scalda e ti culla per farti dormire sonni sereni.
Sono parole, sguardi e sorrisi, racconti che ti avvicinano, abbracci che uniscono.
Da Malahide con il ghiaccio croccante sotto alle scarpe, con un sole invernale, brillante e lucido a Wexport, addobbata per Natale, anche se Natale non sembrava, luci e penombra, pioggia a dirotto e il calore conquistato di un the in una stanza con il parquet in legno dove i miei stivali risuonavano marziali e dopo invece il silenzio era l'unica opzione possibile.
The West, Fish & Chips e una terrina di lasagne in brodo, ore 21.00 il cappotto sulle ginocchia a riparare gli spifferi, inizio dell'era pensione.
Risveglio, la luce non arrivava mai, una Santa Lucia perenne.
Pioggia battente, il tempo di un paio di uova in diversa versione e si era sulla strada.
On the road.
Il Connemara, scrosci e arcobaleni, "somewhere, over the rainbow...."
C'erano gli U2 in sottofondo. Beautiful Day, ero stordita.
I colori della natura selvaggia più vivi che mai.
Acqua e colline, erba e cascate, pecore col muso nero e la Opel Astra Coupè da Bonny & Clyde che sfrecciava "come un Girardengo" tra curve e tornanti.
E il cielo d'Irlanda faceva quello che doveva fare.
Il cuore del Connemara, Letterfrack e ricordi sguaiati.
Clifden. Un vecchio che ti ferma per strada e ricorda i porti nostri.
Clifden e un pub caldo dove però pioveva sulle panche.
La Carlsberg come acqua fresca.
Scoprire che gli open side sandwich sono tartine, e il salmone era rosa e profumato.
Un Claddagh fatto a mano, con la pietra nel cuore azzurra.
Poi di nuovo la strada che ti viene incontro.
The Unforgettable Fire.
Roundstone, una sorta di terra promessa.
Mi struggevo, da tempo, all'idea che non avrei più visto quel posto, al pensiero che quel pub l'avrei voluto mostrare, così è stato.
Vetri appannati, i tavoli in legno e la baia con le sue barche. Ave Maria.
La strada reclamava.
Guidare e parlare, a volte tacere, "l'essenzie è invisibile agli occhi", i chilometri scorrevano dolcemente.
Il Burren al crepuscolo, il Faber cantava parole migliori di quelle che non so mai trovare al momento opportuno.
Doolin, una camera mansarda, accogliente e teporosa più della teutonica Guest.
L'O' Connors Pub, veri pescatori, che ti narrano le vicende del mare tra una pinta e l'altra.
Il beef in Guinness e un Code divino.
Scoprire che sono le 20,00 quando pensi siano passate ore, che l'Irlanda fa pure quella magia lì, quella di dilatare le ore liete.
Un corsa sotto la pioggia per trovare intimo riparo, addormentarsi con un respiro e il suono dell'oceano a fare da nènia.
Svegliarsi e scoprire, vedere quello che la notte aveva celato, il suono di un peschereccio che leva gli ormeggi e lo stridere dei gabbiani.
Avvicinarsi finalmente all'oceano, con la sua incontenibile forza.
Spazi misurati, cieli immensi, dominare con lo sguardo, mare, colline e vallate.
Comprare salmone in una vera Smokery, altro che le buste del supermercato.
Le Cliffs of Moher, le uniche che mancavano al mio appello.
Qualcosa che non dimenticherò mai, pura e commovente emozione.
Il vento fischiava e soffiava senza tregua, non mi reggevo in piedi, ero come una foglia, e un Amico spezzava il vento per me.
E la strada che chiamava ancora.
Bunratty Castle, da Durty Nelly, uno dei più vecchi pub d'Irlanda, la segatura per terra, panche vissute, una penombra a me cara, una pinta che mi ha rimesso al mondo, la mia inquietudine latente, che poi tanto latente non era, che per rare persone sono come un libro aperto
Le corse contro le tenebre incombenti, la luce che scemava pian piano e noi volevam vincere.
La Rock of Cashel all'imbrunire, imponente, stagliata contro un cielo che aveva il colore dell'ardesia, dall'alto del suo promontorio; e monelli che giocavano in maniche di camicia.
Code e work in progress interminabili, Waterford non arrivava mai.
Gli Irlandesi non sanno guidare, proprio no.
Dunmore East, un nome su un mappa: "where the river meets the sea" diceva John tra rocamboleschi messaggi e improbabili chiamate.
Arrivare al buio e seguire uno sgangherato furgone blu, su e giù per un posto sconosciuto.
Cena Italiana a casa di un irlandese (astemio!), un curioso ragazzone indecifrabile, una casa in costruzione sulla baia, un tavolo non apparecchiato, un bimbo che osservava due alieni.
Ragù alla bolognese e fiorentine bruciate, cercare di spiegare che cos'è il Panettone.
Il mio Inglese si era andato a far friggere, io e il mio socio si improvvisava alla meglio, a sentimento, in fin dei conti, l'importante è farsi capire no?
Che importa se la cassòla non lo so spiegare neanche in Italiano come si fa.
Pinta delle buonanotte, pub old style, mai fatto così tardi, erano ormai le 23.00.
Quella notte proprio non riuscivo a prendere sonno, non bastavano le parole, non i gesti, la malinconìa del rientro incombente, la paura di perdere qualcosa, io mi struggo a volte.
Finalmente/purtroppo il mattino, e vedere con il sole una baia stupenda e di giorno il posto dove abita John.
Chi cazzo ce lo fa fare questa vita densa di impegni e di minuti contati? John doveva solo portare a spasso i suoi cani sulle scogliere....
In discesa rapida verso Tramore, l'ultimo saluto all'oceno, immaginando passeggiate domenicali su una spiaggia sassosa.
Risalire, il groppo in gola, fingevo, tacevo, per non dare modo alle lacrime di uscire come un torrente.
Kilkenny colorata, Kilkenny freddissima, Kilkenny cambiata, Kilkenny uguale.
Due rosse pinte al Kiteler's Inn, una leggera ebrezza mi ha restituito un contegno.
Rinunciare a un ladrocinio chiedendo. Chiedere è metà dell'avere.
Il momento doni, il preludio al rientro, mai stata così sbrigativa, è più indolore.
On the road again.
Boicottaggio programmato per Dublin City il sabato pomeriggio, proprio non ce la si poteva fare.
Il ritorno dall'Olive, con una tazza di the caldo e un benvenuto sincero.
Cena a Malahyde. Tre gradi sotto. Slippery Road, era l'unica cosa che sapeva dire il nostro computer di bordo.
I pub il sabato sera sono il settimo girone dantesco.
Meglio un piatto di cozze alla crema di Pernod e osservare come in un esperimento sociologico il look della più o meno virgulta fauna locale.
Giunge il momento dei saluti, poche ore di sonno, deo gratia alla termocoperta per il ricovero delle stanche membra.
Lasciare il b&b alle lontanissime luci dell'alba.
Stordimento, completo, meglio così, non pensare, in modalità provvisoria.
Via l'auto (1100 km), fuori le valige, check in quasi clemente, imbarco onirico, senza nemmeno l'I-Pod.
Mi sono svegliata che c'era il sole che brillava sulle Alpi, e ho capito che la magìa scemava e il sogno finiva.
Ma come ho già scritto, la fine di un viaggio non è la fine di tutto.
Quando due anime sono vicine e si legano, legate rimangono.
Credo nella purezza dei sentimenti, credo che condividere qualcosa di così speciale ti unisca, credo in quello che penso e credo nella persona che ho avuto a fianco.
Il miglior Compagno di viaggio che potessi immaginare.
Irish Souls, questo lo sappiamo, è dato di fatto.
Together we stand, divided we fall.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Amore a prima vista - Wisława Szymborska

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
Bella è una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.

Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
Dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano-
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un ” ha sbagliato numero” nella cornetta?
- ma conosco la risposta.

No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
li scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra?

Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.

Una notte forse lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà



Post Scriptum

...La cartolina me l'hai spedita da Brescia provincia di Dublino?

Carlotta ha detto...

CIao...Gli irlandesi guidavano senza patente fino a un minuto fa, non ce la possono fare!!! Ahhh..la prossima volat che mi faccio un tour per l'irlanda devo documentarmi sul tuo blog che pare che io viva da un'altra parte!

See you soon!

Hiraeth ha detto...

@ Jackie: Mi fa piacere leggere un tuo commento. La poesia che hai postato è bellissima. C'è ancora speranza!

@ Carlotta: Eh cara mia, tu stai in Irlanda ma stai a Dublino, per i consigli di viaggio chiedi pure a me o a Marco (lui con le sue 14 volte è un'enciclopedia vivente!) :)